Cieco error, tempo avaro, ria fortuna, sorda invidia, vil rabbia, iniquo zelo, crudo cor, empio ingegno, strano ardire, non bastaranno a farmi l'aria bruna, non m'imporran davanti agli occhi il velo, non faran mai che il mio bel sol non mire.
(Giordano Bruno)


La sfida della modernità.

             L'inizio della modernità, sul piano economico, viene normalmente associato all’importante incremento dell'innovazione tecnologica che ha dato vita alla seconda rivoluzione industriale, mentre, sul piano culturale, si rileva il conseguente affermarsi della razionalità in molti ambiti della vita umana. I mutamenti sociali si fanno più rapidi e, diversamente da ciò che si è portati a credere, vedono le loro origini in contesti spazio-temporali lontani dai singoli individui, che ne sono passivamente investiti. Si assiste alla progressiva affermazione di soggetti normativi istituzionali che determinano ex lege la direzione dei comportamenti (pensiamo all’evoluzione del diritto di famiglia od alla progressiva liberazione della donna), ma accanto alle istituzioni si afferma un altro tipo di agenzia normativa, che trova la sua ragion d’essere nel sistema del cd. “libero mercato” che, a sua volta, grazie alla potenza della pubblicità ed all’esclusione od all’inclusione di determinati prodotti nella vita quotidiana, determina il corso dei comportamenti, influenzandone le scelte.

            Le piccole comunità perdono progressivamente l’autonomia morale che le aveva fino ad allora contraddistinte a scapito di usi e costumi etero-imposti, quali il consumo di determinati cibi o l’adozione di tecniche e tecnologie fino ad allora sconosciute o non vigenti. Ne consegue una situazione di disagio e disorientamento per l'individuo, che perde i punti di riferimento ai quali è storicamente abituato. Alcuni autori sostengono che ciò generi un'epoca successiva alla modernità, definita dal dibattito sociologico in molti modi, tra cui postmodernità. La sua caratteristica principale è il venir meno dell'idea di progresso che aveva accompagnato la modernità e il disvelarsi dei rischi connessi a questa: si pensi, in tal senso alle implicazioni del fenomeno della globalizzazione sia sul piano sociale che ambientale.

            A questo proposito risulta illuminante il caso spagnolo dell’olio di semi vari che, durante tutti gli anni ’70 del secolo scorso, ha interessato la quasi totalità dei cittadini, spinti all’adozione di questo alimento, a discapito dell’olio d’oliva, da un massiccio battage pubblicitario che vedeva coinvolte in primo luogo le istituzioni. A milioni di spagnoli fu inculcata la falsa opinione che l’ uso dell’olio d’oliva potesse comportare seri rischi per la salute, fosse poco indicato per la frittura ed avesse un sapore che tendeva ad annullare gli aromi dei cibi con i quali veniva a contatto. Spinti da queste considerazioni, sostenute anche da eminenti personalità del settore sanitario, gli spagnoli adottarono un costume alimentare fino ad allora misconosciuto, se non dichiaratamente avversato, abbandonando l’uso dell’olio di oliva, specialmente nelle aree urbane. Con il tempo vennero alla luce le vere ragioni che si nascondevano dietro a questa vera e propria operazione culturale, e nulla avevano a vedere con l’igiene pubblica, essendo invece dettate da un mero calcolo economico volto ad aumentare il più possibile la quota di esportazione del prodotto, a detrimento del mercato interno, con l’intento da parte dello stato, di incrementare le entrate di valuta pregiata, assicurando alle ditte straniere forniture di materia prima di buona qualità a prezzi vantaggiosi.

            Di esempi come questo se ne contano a centinaia, dall’uso forzato dei prodotti chimici in ogni ambito della vita umana, all’incremento della rete autostradale a detrimento di quella ferroviaria; dall’imposizione dei vaccini, alle privatizzazioni forzate, tutti questi mutamenti nella vita sociale, una volta svelata la loro natura speculativa, hanno contribuito da una parte al disincanto nei confronti del cd. “sviluppo”, dall’altra alla crescita di una nuova coscienza del reale potere decisionale detenuto dalle autonomie locali, fino alla responsabilizzazione del singolo individuo di fronte ai colossali problemi sociali, igienici e ambientali che rappresentano la parte peggiore dell’eredità lasciataci dalla condizione della modernità.

            Affrontata la “pars destruens” è più che opportuno ricordare che se il sistema di produzione moderno ha posto problemi gravissimi come il deperimento ambientale o i mezzi di controllo di massa, tuttavia ha portato in sé gli anticorpi necessari a superare quelle stesse empasses, che tante volte sono state definite insuperabili. La stessa evoluzione della tecnologia applicata alla ricerca, ci rifornisce delle informazioni e dei mezzi pratici che possono spesso fare la differenza, come nel caso dell’avvelenamento da metalli pesanti, come es. il mercurio, che, si è scoperto recentemente, può essere eliminato dal corpo attraverso una sostanza contenuta negli asparagi: il glutatione, mentre è in stato avanzato di sperimentazione l’uso di microorganismi per la bonifica delle falde acquifere inquinate da questo metallo. In questo esempio è interessante notare con quanta forza il problema affondi le sue radici nella cultura tutta moderna dello “sviluppo”, e nella fede cieca nella tecnica ad esso funzionale. Il disincanto seminato dal positivismo ha talmente permeato la cultura moderna che termini come “natura” “comunità locale” o, più semplicemente “rispetto”, sono passati in secondo piano rispetto agli obiettivi posti dallo “sviluppo” e dal “profitto” ai quali sono stati fideisticamente associati i “prodotti di sintesi” ed il c.d. “interesse nazionale”, in una miscela esplosiva che ha determinato la completa rovina di una miriade di comunità locali e dell’ambiente ad esse circostante. Solo per rimanere nell’ambito della produzione energetica, bastano i numeri che s’incontrano prendendo in esame la costruzione della Diga delle Tre Gole, alla quale sono state sacrificati 116 centri abitati e più di 1300 siti archeologici, determinando il trasferimento coatto di circa 1,4 milioni di abitanti… e, come se non bastasse, le autorità cinesi prevedono il trasferimento di almeno altri quattro milioni di persone dalla zona delle Tre Gole nel periodo 2008-2023. Sempre per restare in questo ambito, avremmo poruto citare i milioni di morti della filiera carbone-elettricità, o la distruzione di interi ecosistemi durante la ricerca, l’estrazione e la raffinazione degli idrocarburi.

            Ma, anche grazie al clamore suscitato da queste disgraziate evenienze, il disincanto ha portato con sé i germi di una nuova cultura, post-moderna per l’appunto, che guarda alla scienza ed alla tecnologia senza nessuna reverenza, mentre considera lo “sviluppo” più rispetto ai suoi limiti che alle sue opportunità. Anche l’atteggiamento degli scienziati oggi dirige la sua attenzione verso traguardi che possano essere raggiunti senza uscire dal solco tracciato dalla natura, attraverso le sue leggi, che sono il frutto di miliardi di anni di evoluzione: come nel caso dell’inquinamento da mercurio si stanno testando ceppi batterici già presenti in alcuni ecosistemi – e quindi NON geneticamente modificati –, così in altri settori la tecnologia tende a disporsi a servizio della natura e non viceversa.

            E’ stata la modernità stessa a permettere che questo accadesse, attraverso la tanto deprecata globalizzazione commerciale e l’incremento dei mezzi di comunicazione interpersonale, che hanno permesso la nascita di una rete attraverso la quale la comunità locale accede ai mezzi per pensare ad una propria riorganizzazione, omologa a quella di molte altre, ognuna delle quali applica un modello, aggiungendovi delle correzioni o dei miglioramenti, pronti per essere replicati altrove. Il trattamento dei rifiuti ne è esempio classico: ogni comune può ottenere in poche ore tutti i dettagli del servizio di raccolta adottato da un altro comune, per adattarlo alle proprie esigenze, con la reale possibilità di migliorarne il modello, che a sua volta può essere oggetto di studio da parte di un altro ente locale e così via. Si tratta di un modello cibernetico che offre al sistema una concreta possibilità di auto-regolarsi, correggendo gli scompensi di natura economica che rischiano di portarlo al tracollo.

            Vista in questi termini, la questione mette in luce un aspetto ovvio dell’economia dei grandi sistemi, che la cultura della modernità aveva colpevolmente trascurato: l’importanza della somma dei comportamenti, nella nascita o nella soluzione dei problemi sistemici. Per intenderci: il Mar Ionio non è inquinato solo dall’ILVA, ma soprattutto dagli scarichi dei comuni, sia costieri, che dell’entroterra, che riversano annualmente in mare moli esorbitanti di ogni tipo di inquinante, dai composti dell’azoto ai metalli pesanti. Ogni cittadino è infatti corresponsabile del degrado delle acque, e se la diminuzione di inquinanti derivati dalla lavorazione degli acciai può essere raggiunta attaverso un’azione centralista – un decreto-legge o una legge regionale – altrettanto non si può dire per i comportamenti individuali, nella cui correzione un ruolo importante spetta ai comuni, attraverso l’adozione di efficaci sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque. Spetta ai comuni fissare e controllare l’efficienza energetica degli edifici, come spetta ad essi la cura del patrimonio ambientale locale e la cura dell’igiene pubblica. Un amministratore locale che avverta l’inderogabilità di determinate sfide e tenti seriamente di porvi rimedio, diventa egli stesso un modello, che, grazie al vantaggio cibernetico offerto dai mezzi di comunicazione interpersonale, permette, anzi, facilita la replicabilità ed il miglioramento di quel modello. L’azione a macchia di leopardo che ne deriva, occupa strategicamente i nodi ed i sotto-nodi della rete di comunicazione espandendosi come una coltura batterica.

            Questo controllo cibernetico, che permette al sistema di non collassare, ha bisogno però di compiere almeno tre passi necessari, senza dei quali non può funzionare:

  • Creazione di un modello (es. un orto comunale)
  • Messa in rete dell’informazione (pubblicazione sul web, stampa cartacea, visite guidate ecc.)
  • Miglioramento del modello (es. orto comunale per anziani)

            Chiunque applichi o affini un comportamento virtuoso, si tratti di inventare la fusione fredda o aprire un orto comunale frequentato da anziani, ha compiuto solo una scelta tra le tante, avrebbe anche potuto promuovere la costruzione di un casinò, ma si è confrontato con le sfide poste dalla modernità – ineludibili peraltro – ed ha operato una scelta personale. Così la “morale locale”, lungi dall’essere stata soffocata dalle leggi e dal mercato, rinasce in forma più evoluta, diventa morale personale, e, grazie agli strumenti forniti dalla modernità, diventa inter-personale.

            E’ inutile dire che anche in questi casi più abitanti vengono coinvolti, maggiori saranno le possibilità di radicamento di un comportamento localmente eletto e condiviso. In ciò risulta fondamentale l’azione di ogni tipo di aggregazioni locali – parrocchie, curie, comuni, provincie, comunità montane, associazioni di comuni, sindacati, club sportivi ed associazioni varie -. Ognuna di esse, dotata di una sorta di potestà morale e, dunque, esemplare per qualsiasi aggregazione locale, affine o meno, in tutto il pianeta. E tanto per tornare all’amministratore locale: non solo gli è possibile convertire il territorio amministrato in un elemento virtuoso del sistema, ma ha acquisito il potere di intervenire a livelli imponderabili, usando solo gli strumenti dell’ordinaria amministrazione. Il secondo passo si compie senza che ciò comporti un impegno propagandistico fuori dalla norma: basta pubblicare i risultati ottenuti sulla pagina web del comune, segnalarli su un blog od un social network o permettere delle visite guidate.

 L’importanza di essere chiari

             La prima regola della comunicazione é: comunica. Se il messaggio non arriva hai fallito. Proporre un modello di comportamento non è una cosa da prendere alla leggera ed anche se è fondamentale, la buona volontà non è sufficiente, e neppure basta essere riusciti a creare qualcosa di utile o di originale. Perché si attivi il meccanismo cibernetico c’è bisogno che qualcuno capisca cosa si sta facendo e come. Bisogna quindi trovare il modo di far passare queste informazioni, questo spazio serve proprio a questo. Si rivolge ai visitatori di lingua italiana, con l’intento ben preciso di divulgare (se non di volgarizzare) determinate soluzioni utili a permettere alla razza umana di compiere quell’improrogabile salto evolutivo che permetterebbe alla razza umana di ritrovare un equilibrio perduto e continuare perlomeno ad esistere.

            Per fare ciò, c’è bisogno di tarare il livello della comunicazione su una frequenza universale, compito non da poco, considerati i limiti imposti dalla difficoltà di trattare materie, come quella inerente alle medicine naturali od alla produzione energetica, che invece richiedono spesso un linguaggio specifico e specifiche nozioni.

            Non è tuttavia un compito impossibile e, con un po di umiltà, e tanta buona volontà mi accingo a farlo, nella speranza di aggiungere alla rete un posto dove è possibile trovare qualcosa che incuriosisca e stimoli i talenti di altri esseri umani, contribuendo alla formazione di un contesto culturale (e morale) ben preciso entro il quale disegnare la struttura dei tempi a venire.

 

                                                                                                          Luigi Vittori

 


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